Collana Narrativa

Le aveva provate tutte: sonniferi, alcool, canne, televisori, pornologia, repliche di partite di calcio o tennis viste e straviste. Tutto inutile. Durante quelle notti lente e molli, l’insonnia era invincibile - diceva così, il Professore. Solo all’alba iniziava a scivolare in un dormiveglia popolato da strani visitatori. Una sorta di famiglia, una corte che non lo lasciava in pace. Lo aspettavano al varco, al termine della notte, della sua notte. All’inizio c’era solo un personaggio - una figura androgina, magra, quasi scheletrica - accompagnato da un cagnolino nevrastenico che cercava di abbaiare senza riuscirci. Poi erano arrivati gli altri, con le orecchie lunghe, senza occhi, SENZA. Identità confuse, strapazzate nel vuoto di un mare senz’acqua, un cielo forse. Bianco, nero, nudo. Quel dormiveglia era il suo luogo, di lui che di luoghi non ne aveva avuti mai. - era dopo, ma forse anche prima - Non riusciva a determinare il momento esatto in cui quel processo si era instaurato, ma un giorno fu lampante: nella sua mente ormai c’era solo confusione. Tutto si mescolava. Gli era diventato impossibile tenere il filo di qualche pensiero se non per alcuni sporadici istanti, e ancora più impossibile tenere il doppio filo del suo se-stesso-io. La caduta in quella confusione era stata graduale e impercettibile ma inesorabile. Non appena si cimentava nella ricerca del bandolo della terribile matassa, come in un grande nodo scorsoio, i fili si serravano sempre più e sempre peggio